Chi guarisce dopo essere stato affetto da Covid-19 non sempre riesce a ristabilirsi pienamente e continua a d avere notevoli problemi respiratori. Dalle nostre evidenze e grazie allo studio del Dr. Domenico Fugazzotto (responsabile medico del dipartimento di medicina interna della COT e riabilitazione cardiorespiratoria) e delle dr. ssa Alessandra Carina e Stefania Vasta (terapiste della riabilitazione) abbiamo notato che un’efficace riabilitazione fisioterapica può essere d’aiuto per il trattamento post-covid. 

Come altri virus che in passato hanno creato preoccupazione nella comunità scientifica, il SarsCov2, al pari degli altri coronavirus, ha la caratteristica di ancorarsi alla parete cellulare dell’albero respiratorio e, avvenuta l’adesione cellulare, rilasciare i classici segnali (immunità mediata) attivando la cascata infiammatoria.

Approvata l’efficacia della riabilitazione respiratoria in soggetti con patologie comunemente conosciute, ad oggi, risulta altrettanto indispensabile l’intervento del fisioterapista nei paziente colpiti da coronavirus sia in fase acuta che in quella post-intensiva.

Questo viene confermato anche dal Documento di Consenso “An Italian consensus on pulmonary rehabilitation in COVID-19 patients recovering from acute respiratory failure: result of a Delphi process” (Monaldi  Archives for Chest  Disease 202, volume 90:1444, il quale sottolinea l’importanza di una accurata e precoce fenotipizzazione che permetterebbe un programma di riabilitazione respiratoria preciso ed efficace senza alcuna controindicazione al fine di ridurre le comorbidità di carattere cardiovascolare e neurologico sul paziente.

La nostra esperienza clinica-riabilitativa, all’Istituto Clinico Polispecialistico COT, nasce con pazienti colpiti da Covid-19 ormai “negativizzatisi” i quali hanno sviluppato una grave insufficienza respiratoria tale da richiedere il ricovero in ICU e successivamente un intervento riabilitativo.

Questa malattia non coinvolge solo l’apparato respiratorio, ma ha sequele a carico dei sistemi cardio-vascolare, neurologico e muscolo-scheletrico. Alcuni studi hanno evidenziato un coinvolgimento del sistema nervoso centrale, in particolare il parenchima cerebrale mostra iperemia ed edema con degenerazione neuronale.

La diffusione ematogena sembra essere responsabile della “neuroinvasione” di Sars-CoV2 con il coinvolgimento delle vie nervose centrali e periferiche.

Ciò spiegherebbe la presenza di neuromiopatia nel paziente affetto da Coronavirus, nota con l’acronimo di CRI.MY.NE. (Critical Illness Myopathy and Neuropathy), polineuropatia assonale sensorimotoria quale conseguenza comune della sindrome da risposta infiammatoria sistemica (SIRS).

Abbiamo concentrato la valutazione e il trattamento riabilitativo su due aspetti fondamentali:

  • La funzione respiratoria (dispnea e affaticamento a riposo)
  • Il decondizionamento fisico (riduzione della funzione muscolare periferica, debolezza muscolare, rigidità articolare, riduzione della capacità di esercizio e immobilità).

Fin dalle prime fasi è stato necessario rieducare il paziente ai passaggi posturali a letto, dal decubito supino ai decubiti laterali dx e sn (attività di rotolamento).

Il posizionamento della postura deve essere scelto in base alla ecografia toracica/TC, auscultazione, SpO2.

Nella nostra U.O. l’ecografia del polmone riveste un ruolo fondamentale da molti anni sia per lo studio del parenchima, in particolar modo nelle polmoniti interstiziali, ma specialmente per lo studio del diaframma ove permette la valutazione tanto della escursione che del suo ispessimento; per cui nella progressione della riabilitazione appare un’arma importantissima, specie nei pazienti nel periodo post intubazione.  

Il programma di riabilitazione polmonare, esercizio fisico e training aerobico, si è riconfermato momento fondamentale nella gestione del paziente Covid-19, insieme a tecniche di riabilitazione neuromotoria, attività di rieducazione per la muscolatura periferica, per la forza, l’equilibrio statico e dinamico e per la deambulazione, al fine di migliorare l’autonomia e la qualità di vita e il reinserimento dell’individuo nella società. Come tutti gli interventi terapeutici, il ricondizionamento fisico non può prescindere dalla collaborazione attiva e cosciente del paziente.

Al momento stiamo  seguendo e “somministrando” la terapia con esercizio fisico a  mesi di distanza dall’episodio di  polmonite interstiziale da Sars Cov 2, dopo accurata valutazione tramite il test cardiopolmonare (e quindi applicando l’intensità più corretta possibile, conoscendo il VO2 max, la soglia anaerobica ventilatoria e molti altri parametri che servono ad individualizzare il trattamento)  che rappresenta il “gold standard” dei tests per studiare le tolleranza allo sforzo, che già, in alcuni pazienti, ci ha permesso di vedere una severa diminuzione del consumo di ossigeno massimale, segno questo di una importante compromissione cardiorespiratoria e periferica tipica di questi pazienti